- Ci puoi presentare il tuo progetto? Breve trama, cast tecnico/artistico, giorni di produzione, budget complessivo (compreso gratuità o tempo lavorativo non retribuito)
IRA è il mio terzo film. Narra la vicenda di due ragazzi dalla vita difficile. Lei è una prostituta di strada, mentre lui lavora ai mercati. Hanno come anello di congiunzione l’incapacità di comunicare con il mondo esterno. Due vite in perfetta solitudine. Ma quando si incontrano alcune dinamiche cambiano dando vita alla speranza in un mondo migliore per entrambi. Sullo sfondo una metropoli fatiscente e desolata.
CAST ARTISTICO: Silvia Cuccu, Samuele Maritan, Matteo Valier
Budget: 90.000
Giorni di riprese: 35
- Cosa ti ha spinto ad intraprendere la realizzazione del film?
Avevo da pochissimo ultimato le riprese del mio secondo film ABERRANTE, realizzato in soli 11 giorni con degli orari impossibili. Lavoravamo anche 15\16 ore al giorno. Avevo ancora addosso un’adrenalina straordinaria e non volevo si disperdesse. Molto semplicemente ho deciso di scendere in strada con la mia telecamera e filmare, pur non sapendo cosa.
- Quanto tempo fa hai cominciato a ideare il progetto e dopo quanto hai cominciato la produzione?
La peculiarità di IRA consiste nel suo processo creativo. Un processo poco ortodosso. Un processo estemporaneo. Ho incontrato i due attori protagonisti per puro caso. Non erano attori, ma persone normalissime senza nessuna esperienza artistica alle spalle. Ho cominciato a pedinarli. Li ho seguiti ovunque. Ho filmato la loro quotidianità e l’ho fatto con una troupe super ridotta proprio perché ricercavo una realismo assoluto senza filtri.
Ci siamo introdotti all’interno delle situazioni più comiche ma anche e soprattutto più pericolose perché lo facevamo in modo furtivo, senza mai chiedere permessi. Avevo fame di realismo. Volevo che tutto fosse estremamente reale, non solo i due protagonisti. Per questo motivo la decisione di “rubare” comparse ovunque, in qualsiasi situazione capitassi.
- In quanto tempo, dall’ideazione, hai completato il progetto? Avevi una deadline di qualche genere?
Il processo creativo di IRA si suddivide in due fasi: una prima fase di circa 2 settimane in cui mi sono “limitato” a pedinare i due protagonisti. Una fase documentaristica che mi ha permesso di ricevere un’importante serie di circostanze sulle quali sviluppare la seconda fase: l’esigenza della fiction. Non volevo che il risultato finale fosse un documentario e quindi, sulla base di tutte le informazioni che i due mi avevano trasmesso durante le prime settimane, ho fornito io stesso tutta una serie di circostanze che mi permettessero di ottenere i codici del lungometraggio di finzione. Un’altra grande peculiarità di IRA è che tutte le circostanze che io fornivo agli attori, avvenivano direttamente sul set, in tempo reale. Nessuna preparazione della scena alle spalle. Ricercavo istinto e immediatezza.
- In che modo hai cercato/trovato risorse economiche e collaboratori per produrre il tuo lavoro?
Le risorse economiche arrivano principalmente dalla mia stretta collaborazione con due associazioni culturali molto attive sul territorio piemontese. Io sono inoltre il fondatore e direttore artistico del Torino Underground Cinefest (www.tucfest.com) e, grazie a queste due realtà associative, siamo riusciti in questi ultimi anni a portare moltissimi film indipendenti in città e sottoporli alla visione di un pubblico sempre attento e sensibile alle dinamiche indie.
Ulteriori risorse economiche provengono più che altro da sponsor privati che decidono di sposare il progetto.
- Quali sono i problemi progettuali che, secondo te, ti hanno impedito di trovare le risorse di cui avevi bisogno?
Per un film come IRA non ho voluto richiedere fondi pubblici perché se così fosse stato avrei dovuto sostare un sacco di tempo ai box, in attesa. E non volevo assolutamente che ciò si verificasse.
- Come hai creato la tua troupe? Se non erano amici, in che modo hai trovato e coinvolto gli estranei? Come li hai convinti sulla bontà del tuo progetto?
Ho la fortuna di lavorare ormai da qualche anno con un gruppo di lavoro professionale e affiatato. Il mio primo film realizzato nel 2013 (CENSURADO) mi ha permesso di incontrare e conoscere molte persone competenti con cui oggi collaboro e realizzo i miei film.
- Qual è l’errore n.1 che pensi di aver commesso durante l’intero processo produttivo e che oggi non ricommetteresti più?
Errori ne commetto tantissimi. Ogni produzione è a sé. In IRA ho commesso l’errore di essere troppo presente nelle rispettive vite dei protagonisti e di volerli quasi manipolare. Questa presunzione ha rovinato il rapporto tra noi durante la lavorazione. Sono stato egoista lo so, ma avevo bene in mente che cosa volessi. Il risultato mi piace. Ho semplicemente fatto il film che avrei voluto fare.
- Qual è il pubblico del tuo film? Come lo hai cercato? Come lo stai coinvolgendo o lo hai coinvolto?
IRA è un film adatto ad un pubblico di super cinefili. E’ un film che non ha spettacolarizzazione, ma affronta tematiche sociali attuali e lo fa attraverso un linguaggio poco convenzionale. Può coinvolgere lo studente di cinema, l’amante del cineforum e forse anche il saltuario della sala che è incuriosito dal trailer. Tendenzialmente IRA resta un film destinato ad un pubblico di nicchia, è un arthouse a tutti gli effetti.
Di tutti i film che ho realizzato IRA è quello che mi ha emozionato maggiormente e, nelle rare occasioni in cui mi capita di rivederlo, riesce sempre a trasmettermi qualcosa nonostante sia uno che passa immediatamente al progetto successivo dimenticandosi di tutto il resto.
Oltre a questo, abbiamo un ufficio stampa “ARTINMOVIMENTO MAGAZINE” con cui collaboro ormai da anni e con il quale si è creata una bella sinergia. Sono puntuali nella realizzazione dei comunicati e sono attivi sui social. La pagina facebook del film conta circa 19.000 followers (https://www.facebook.com/irailfilm/).
- Quali sono le aspettative distributive che ti sei posto? Come hai programmato di ottenerle?
Abbiamo cominciato qualche mese fa a proporlo ad alcuni festival internazionali grazie al lavoro svolto dal producer Angelo D’Agostino di Penny Lane Film (società austriaca). Sono arrivate selezioni importanti come il 42° Denver Film Festival, il 36° Festival del Cinema di Bogotà e il 17° Ravenna Nightmare Film Fest.
Nelle sale il film uscirà a partire dal 5 novembre distribuito da Mescalito Film. Sarà proposto attraverso un format, oggi piuttosto in voga, della cosiddetta proiezione ad evento. In ogni città in cui il film arriverà, lo farà attraverso una proiezione evento unica per il momento. Le città ad oggi confermate sono: Ravenna, Verona, Catania, Firenze, Vicenza, Milano, Cagliari, Torino, Padova, Roma, Poggibonsi, Rieti, Trieste, Bari, Cesena, Genova, Bologna, Ancona, Bergamo, Lamezia Terme e se ne aggiungeranno altre strada facendo.
- Hai negoziato con Sales Agents o Distributori? Se sì, puoi raccontarci il tuo approccio e la tua esperienza diretta?
La ricerca dei distributori è avvenuta subito dopo il primo processo di distribuzione festivaliera che, come suddetto, è stata affidata a Penny Lane Film. E’ stata una ricerca durata alcuni mesi. Mescalito Film ha visionato il film è mi ha immediatamente contattato per propormi un’opportunità distributiva. Sono estremamente soddisfatto di questo e spero che il film possa a questo punto raggiungere più persone possibili.
- Nell’approccio con un Sales o un Distributore, qual è un consiglio valido che daresti a un autore/produttore alla prima esperienza?
Non esiste una regola vera e propria. Ogni situazione va gestita in modo differente. Ma si parte sempre dalla visione del film. Il film viene mostrato attraverso link pvt ad un grande numero di addetti ai lavori e tra questi forse qualcuno nutrirà interesse, o forse no. E’ la regola del gioco purtroppo. Ma non bisogna mai perdersi d’animo. Io sono molto ambizioso. Molto più ambizioso che bravo e questo mi porta a realizzare un sacco di progetti. Mentre il mio terzo film IRA sta per uscire nelle sale, ho già finito il mio quarto film C.L.A.B., 83 minuti iper violenti senza alcun dialogo (altra peculiarità) e sono a metà lavorazione di un documentario sullo scambismo.
- Puoi nominare cinque consigli “molto pratici”, e per te fondamentali, da dare a chi sta per produrre un piccolo film?
- Passione fervida per il cinema
- Ambizione sfrenata
- Non fare l’errore in fase di scrittura di essere sin troppo creativi. Più concretezza e meno fantasia insomma perché poi il set ti sbatte la realtà in faccia con tutte le annesse problematiche.
- Non pensare che il tuo film abbia qualcosa di speciale rispetto a tutto quello che oggi l’industria offre. Il film che farai è uno dei tanti e dovrà cercare una collocazione all’interno di un mercato saturo. La cosa certa è una: è speciale per te.
- Costanza. La maggior parte delle persone fa un film e poi fa la fine delle foglie secche in autunno: cadono.
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