Anche nei grandi film, spesso le scene d’azione sono pessime. Perché?
Avendo io un background di arti marziali con armi, e avendo anche lavorato come coreografo marziale in teatro ed in cinema, raccolgo spesso molti malumori, da marzialisti, stuntman e colleghi in generale, riguardo la realizzazione delle scene action, soprattutto se coinvolgono armi. Senza contare che spesso sanguinano gli occhi anche a me, e prudono le mani non poco, a vedere certi scempi.
Per mia personale carenza culturale, non mi adopererò nell’analisi delle scene action con armi da fuoco, in quanto non ne sono un intenditore abbastanza formato, mi limiterò quindi alle scene a mani nude, con armi bianche e/o improvvisate.
Riguardo le difficoltà nel girare film storici, spesso pieni di armi bianche, vi rimando a questo video, che contiene già anche una serie di dettagli utili ai fini di approfondire l’attuale.
È evidente che girare scene action, in qualunque epoca sia ambientato il film, è molto costoso, richiede un grande impegno da parte della produzione, un regista molto bravo, un coreografo veramente competente ed un montatore che sappia il fatto suo.
Se vi state chiedendo cosa c’entri il montaggio con l’action, non avete mai visto la serie Bourne con Matt Damon (con esclusione dell’unico film in cui il buon Matt non compare).
Quando tutte e tre le figure sopracitate si incontrano, nascono dei capolavori come il primo Matrix, dove abbiamo attori ben addestrati, un coreografo veramente in gamba, che interpreta le stesse azioni dei personaggi (fateci caso, ognuno combatte con uno stile in linea al suo carattere), ed i combattimenti riflettono un arco drammaturgico importante per il personaggio stesso; una su tutte, la scena del combattimento finale con Smith, dopo che Neo ha parlato con l’Oracolo.
Spesso però non viviamo esperienze così intense come quelle appena descritte. Spesso, anche film che incassano più di un billion, possono contenere scene action pessime, stuntman o attori incapaci, coreografi impreparati.
Uno su tutti è Star Wars: The Last Jedi.
Non saprei da dove iniziare, visto che abbiamo cattivi esempi di action già dal film precedente. In questo, c’è una scena particolare in cui il tutto arriva a vette di incompetenza eccellenti, ed è la battaglia contro Snokes; insomma, quando lo stuntman in primo piano vede che avrebbe colpito Rey, semplicemente fa una giravolta, falla un’altra volta, guarda in su, guarda in giù, mena solo a chi vuoi tu…
Questo film, precedente compreso, ha anche il difetto di evidenziare carenze atletiche e marziali dei protagonisti, di lei in particolare; non c’è stata una grande attenzione alla postura, alla fluidità delle movenze, al “rispetto” dell’arma che si impugna. Non è stata per niente ben addestrata.
Torniamo a noi. Una scena d’azione è una scena. È spettacolo, giustissimo. C’è, però, sempre un limite a quanto uno spettatore è disposto a cedere. Mi fa piacere accettare l’esistenza delle spade laser, e che vengano usate nel modo più improprio possibile (un’arma del genere non si usa come spada a due mani, è ridicolo marzialmente parlando); mi fa piacere perché dona personalità al prodotto: Star Wars è la spada laser, nessun altro film le può avere, perché connotano SOLO Star Wars. Questo coinvolge lo spettatore. In Episode 1 ci sono molti passaggi delle coreografie poco marziali, ma altamente acrobatici: questo mi rende più propenso ad essere coinvolto, come spettatore.
Quando, però, cominciano a mancare elementi, lo spettatore, a livello conscio ed inconscio, comincia a tornare alla realtà, a realizzare che sta guardando una fiction, una finzione. Insomma, si rompe quella che è detta “la quarta parete”, ed è ciò che rovina l’empatia verso il film, facendoci tornare alla normalità, ed annoiandoci.
Ecco, quindi, che io accetto volentieri i combattimenti spaziali che ignorano l’assenza di gravità, ma è più difficile accettare che delle bombe a grappolo siano usate nello spazio.
È necessario sottolineare anche che spesso le produzioni si affidano a coreografi che millantano esperienze settoriali, che non hanno. Dare un pugno a qualcuno sembra facile, ma la resa sullo schermo dipende da milioni di fattori: che tipo di film è? L’attore tira il pugno per quale motivo? Cosa deve rimanere allo spettatore di questa scena?
Non conosco nessuno che si lamenti della mancanza di realismo nei film di Bud Spencer e Terence Hill. Ci coinvolgono anche se non hanno un solo secondo di realismo. Quel tipo di film ci vuole raccontare altro, e ci riesce.
È più difficile digerire pugni tirati a caso per chiudere scene in cui lo sceneggiatore non sapeva cosa inventarsi, come in Independence Day, quando Will Smith abbatte l’UFO e poi gli tira un destro.
Riguardo le armi, un bravo stuntman non necessariamente sa usare una spada rinascimentale, o un coltello. Raramente le produzioni interpellano esperti di questi settori, e gli stessi stuntman spesso si sentono in grado di fare un po’ tutto, quando il cinema di oggi richiede, più di ogni altra cosa, la specializzazione.
Altre volte ci si rivolge agli schermitori olimpici, che possono sicuramente fare la differenza sulle spade delle epoche più tarde, ma rarissimamente sanno impugnare spade antiche.
Insomma, come per molti dei video che ho già fatto, la difficoltà nell’avere un buon prodotto audiovisivo è nell’organizzazione generale, ovvero nella produzione. Come vi ho dimostrato non bastano i grandi budget, serve la testa e la volontà di produrre qualcosa nel modo più completo possibile.
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