I video della settimana di Francesco Perciballi

RAZZISMO, SESSISMO, FEMMINISMO… NEL CINEMA – PERCHÈ L’INDUSTRIA IGNORA QUESTI FENOMENI?

Torno sull’argomento razzismo, in questo caso sessismo, a seguito delle numerose polemiche che ha scatenato il mio precedente video sulla sirenetta nera.

Questa volta voglio orientare l’attenzione sul gentilsesso. E siamo in un clima talmente aspro che, già solo a definirlo gentilsesso, già so che qualcuno verrà ad accusarmi di sessimo. Fatti vostri. (se pensate che sul video della sirenetta mi hanno dato del razzista perché ho usato la parola “mulatta”…).

Comunque, internet ha dato voce a legioni di imbecilli, caro Umberto, e ce li teniamo così.

Andiamo ad analizzare più in dettaglio il tema delle donne nel cinema.

Inutile dire, è palese, che c’è stata una inversione di tendenza negli ultimi 5 anni. Vi sorprenderà sapere che tra il 2014 ed il 2017, una ricerca dell’agenzia Shift7, analizzando 350 film con diversi budget, ha constatato che quelli con una donna protagonista sono la maggioranza.

Ce ne eravamo già accorti, e non è un caso che la Disney, l’attuale major più potente in circolazione, che detiene la top 3 di incassi al box office nell’ultimo anno, ha scelto di virare sensibilmente verso personaggi protagonisti femminili.

Ho letto molto al riguardo, di tanti che criticano una scelta “forzata”. In effetti ci sono ancora dettagli piuttosto deprimenti sull’argomento: ad esempio, nel 2013, il cattivo di Iron Man 3 doveva essere donna, ma una ricerca di marketing sulle vendite dei pupazzi ha indicato che avrebbe fatto crollare i guadagni, e si è optato per un personaggio antagonista uomo. È successa una cosa simile anche col marketing di Rey degli ultimi Star Wars: i suoi pupazzi non sempre erano reperibili come quelli maschili, trovate molti articoli sull’argomento.

Quello che voglio sottolineare, però, è che queste scelte non vengono da una persona che decide univocamente di non coinvolgere personaggi donne; dobbiamo tenere presente che le ricerche statistiche identificano una collettività, non la volontà di una sola persona. L’industria non è razzista, segue dei principi molto semplici: se vendo, va bene, ma se non vendo, cambio rotta. Voi buttereste via i vostri milioni di dollari per far recitare la vostra vicina di casa?
C’è una inversione di rotta, per fortuna, ma segue esattamente l’andamento della crescita culturale del nostro mondo occidentale. Se andiamo infatti ad allargare la forbice tra il 1990 ed il 2018, le statistiche diventano piuttosto agghiaccianti.

Questo non significa che Hollywood è, o era, razzista. All’epoca, Hollywood sapeva benissimo che il box office premiava i leading role maschili, ovvero i protagonisti maschili. Non c’è mai stato un unico signore cattivo che diceva:”Fuori le donne”. Era il mercato, ovvero la società, che non le digeriva. L’industria si adeguava, semplicemente.

E, tutt’oggi, in ruoli come la regia, le donne sono una minoranza schiacciante, che viene sottolineata anche dalle statistiche uomo/donna riguardo i premi vinti nelle più importanti competizioni mondiali.

Siamo stati tutti testimoni del movimento #metoo , che ha scoperchiato il velo di ipocrisia dietro alle telecamere del patinato mondo del cinema. Ho visto però anche attrici donne schierarsi contro quel movimento, sostenendo che tante colleghe che hanno mostrato il cartellino, erano in realtà arrivate lì sfruttandola, quella possibilità che offrivano registi e produttori uomini. Io preferisco tenermi fuori dalla questione per due motivi fondamentali:

1) Ogni caso è un caso a sé, e non possiamo giudicare situazioni e persone che conosciamo solo come personaggi pubblici.

2) Io stesso ho iniziato come attore, e anche io sono stato oggetto di sexual harassment, ovvero molestie sessuali, da altri uomini che mi offrivano carriera folgorante in cambio del mio…; non è una bella situazione, e ho visto altri cedere a questo tipo di lusinghe. Hanno fatto bene? Hanno fatto male? Io non so che dirvi, solo che è una cosa personale, e non qualcosa che si può discutere al mercato del pesce di Facebook.

Poi, se vogliamo prenderci in giro, possiamo dire che compagnie teatrali e set ad ogni livello non sono luoghi dove la sessualità è abbastanza liquida.

Direi che possiamo mantenere un rispettoso silenzio a chi è andata male, e semmai aiutarlo, in silenzio, piuttosto che criticarlo e metterlo alla gogna pubblica.

Dunque, il cinema sta fotografando un cambio di cultura, che richiederà ancora tempo, ma che è bello constatare, e penso sia un bel momento questo per vivere un cinema sempre più libero.

Non dobbiamo, abbassare la guarda, però, visto che ancora escono film che non rispettano il Bechdel test. Per chi non lo sapesse, è un test molto semplice: per passarlo, nel film, devono essere presenti due ruoli femmili, “named”, ovvero ruoli veri, non di servizio, che abbiano almeno un dialogo insieme, e che non sia un dialogo riguardante un uomo. Vi sembra una cosa stupida e semplice vero, ma mi riuscite, in 10 secondi, a nominare 3 film che lo rispettino, usciti prima del 2017?
Non ci riuscite, eh? Pensate che, tra i recenti successi che hanno incassato più di un miliardo di dollari al botteghino, addirittura “Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato” del 2012, non proprio un filmetto, non lo rispetta affatto.

Traete le vostre conclusioni e, prima di puntare il dito, provate ad allargare il vostro punto di vista. Spero di avervi dato altri dettagli interessanti per questa analisi e faccio un personale augurio a tutte le donne che fanno questo mestiere, a qualunque livello, ricordando che io, personalmente, ho debuttato in teatro 15 anni fa e ho continuato a lavorare i primi anni sempre e solo con registe donne. E ne vado fiero, mi sento un po’ come un piccolo precursore di questo cambio culturale, di cui sarò sempre sostenitore, per il semplice fatto che l’arte rispecchia la natura non solo umana, ma universale, e l’universo è un caos liquido di forme e particelle il più possibile diverse tra loro, e solo la diversità permettere loro di combinarsi in forme meravigliose.

Francesco Perciballi

Ha iniziato la carriera artistica nel 2000 come attore e organizzatore di spettacoli teatrali. Ha girato l’Italia con spettacoli di propria produzione nell’ambito della ricostruzione storica del teatro pagano medievale italiano. Passa poi al cinema come producer, dove ha all’attivo diversi documentari, nazionali ed internazionali, e film regolarmente distribuiti anche a livello internazionale. È anche autore di soggetti e script supervisor. Fuori dal cinema è maestro d'armi, presidente federale sportivo, ha svolto ruoli di docente di italiano in scuole private e ha seguito diversi progetti imprenditoriali. Attualmente si occupa della piattaforma di investimenti per il cinema TIXTER ( www.tixter.video ).

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