Alcuni di voi (quelli vecchi abbastanza) si ricorderanno gli anni della distribuzione tradizionale; quel periodo in cui il passaggio logico era produrre qualcosa e poi mettersi alla ricerca di un terzo soggetto (il distributore) che facesse il lavoro sporco di portare il nostro film al pubblico. Ve lo ricordate? Erano solo pochi anni fa…
All’epoca le distribuzioni erano società il cui scopo era mantenere il controllo del mercato. Come autori indipendenti, la cosa migliore che potesse succedere era riuscire ad avere un contratto di distribuzione, anche se questo significasse non vedere una lira.
Personalmente ci sono passato già. E immagino qualcuno di voi ci stia passando adesso. Magari arriva una mail da un distributore: “Il tuo film è magnifico, lo vogliamo distribuire, vogliamo l’esclusiva mondiale…”. Lo spirito predatorio della distribuzione tradizionale non ha limiti.
E allora che fare?
All’epoca, l’unica possibilità era la distribuzione fai da te. E cioé girare di sala in sala, fare incontri, farsi pubblicità sui giornali, tv o radio locali.
Se non si poteva accedere a una distribuzione REALE non si era considerati autori veri.
È per questa ragione che molti firmavano contratti imbarazzanti (e spesso ancora lo fanno): volevano essere validati come “autori” a tutti gli effetti finendo in qualche cinema di provincia o sugli scaffali di un negozio anche se magari nessuno avrebbe poi comprato il loro DVD. Ogni mese sarebbero arrivati i resoconti delle vendite e, puntualmente, il totale avrebbe mostrato uno ZERO.
Questo era (e spesso è ancora) il paradigma accettato come rito di passaggio per entrare nel mondo del cinema UFFICIALE.
Almeno il mio film è sugli scaffali del Magastore…
Per fortuna i tempi stanno cambiando. Come risultato dei nuovi metodi distributivi, i DVD/Blu-ray stanno perdendo costantemente quote di mercato mentre attraverso il VOD si può raggiungere autonomamente un pubblico molto vasto!
È un po’ come quando si decide di partire con una strategia festivaliera: prima mandate uno screener a tutti e sembra che il vostro film sia il più brutto mai girato. Poi magari venite selezionati a un Festival prestigioso e allora tutte le porte magicamente si aprono. Ve lo dico, parlo per esperienza, succede davvero così.
Ugualmente succede con l’Internet Distribution: se nessuno vi fila non valete niente. Non appena iniziate ad avere un seguito (e non parlo solo di Followers astratti ma di interazioni sui Social), improvvisamente tutti vi stanno a sentire più volentieri.
Gli autori indipendenti ora hanno accesso diretto al loro mercato. Questo cambia tutte le carte in tavola (se le sappiamo usare).
Lo sviluppo della tecnologia associato alla facilità promozionale e distributiva ha fatto sì che, oggi, uno possa produrre, promuovere e vendere un film senza chiedere il permesso a terzi (cioé le distribuzioni).
Certo, non è una cosa facile: primo perché le antiche tradizioni sono difficili da smantellare. È sicuramente più facile lamentarsi di quanto è in salita una strada che conosciamo che non inerpicarsi nel bosco per scoprirne (magari) una più breve. Secondo, perché grazie a questi sviluppi tecnologici la produzione indie è aumentata drasticamente. Nonostante tutto, ora è più difficile farsi notare.
Detto questo, con un po’ di ingegno e un piano marketing strutturato, le cose possono succedere. Potete anche dare un’occhiata all’articolo Come creare un piano marketing per il vostro film.
Le nuove regole per la distribuzione cinematografica indipendente:
- Il pubblico è il mio lavoro
- Senza pubblico non ho un lavoro
- Io sono responsabile di trovare il mio pubblico
Ricercare un pubblico, stilare un business plan e un piano marketing, immaginare una strategia distributiva, sono tutte cose molto meno entusiasmanti di fare test con l’ultima Canon o provare le nuove lenti Zeiss.
L’attrezzatura è qualcosa di tangibile in effetti. È qualcosa con cui farsi fighi con gli amici e i parenti.
Purtroppo, però, l’attrezzatura è del tutto inutile senza un piano preciso.
Molti giovani autori lavorano anni e anni per vedere il loro primo film prodotto. Eppure, pochissimi di loro si preoccupano di capire cosa succederà dopo, come farlo vedere, come distribuirlo. Fare film in questo modo non ha assolutamente senso se non quello di puntare unicamente sulla “fortuna” di entrare in qualche Festival. La fortuna però non è mai una buona strategia: con questa prospettiva non ci si può lamentare della difficoltà di reperire risorse economiche. Voi dareste soldi a qualcuno che non sa quello che sta facendo?
Ogni volta che parlo con qualche autore e chiedo che strategia ha per promuovere il suo film, la risposta è fastidiosamente sempre la stessa:
“Lo mando ai Festival e poi cerco un distributore.”
È un po’ come dire che per cercare lavoro gioco al Superenalotto e spero di vincere…
La verità è tanto brutale quanto semplice e gli alibi servono solo a crearci una corazza tanto pesante che alla lunga ci farà sprofondare.
Perché qualcuno dovrebbe voler vedere il vostro film?
La maggioranza delle persone guarda film suggeriti dagli amici più stretti. Le produzioni spendono milioni in comunicazione per arrivare ad avere un buon passaparola. Eppure, per qualche ragione, la maggior parte degli autori indipendenti crede che questa legge non sia applicabile ai loro progetti. Chissà perché…
Certo, è ovvio che il marketing non fa miracoli: se un film non funziona c’è poco da fare. Ma se a parte la vostra famiglia e qualche amico nessuno conosce il vostro film, mi dite come pretendete che possa essere un successo? Caricandolo su Youtube e sperando che faccia il botto? O lanciandolo su Facebook così, con qualche foto qua e là pubblicata una volta alla settimana?
Sono sicuro che già avete bazzicato qualche festival o, se ancora non avete prodotto nulla, sono sicuro che prima o poi li bazzicherete. I Festival mettono in risalto subito due cose fondamentali:
- Ci sono moltissimi autori
- Gli altri autori NON SONO il vostro pubblico
Il vero pubblico del vostro film è composto da persone distratte, gente che vive una vita piena e alla quale NON IMPORTA NULLA DEL VOSTRO FILM. Questa gente ha figli, lavoro, preoccupazioni, notti insonni, palestra e mutuo. Il loro tempo è limitato, come il vostro. Ricordatevelo sempre.
Si ritorna quindi alla domanda di prima: perché qualcuno dovrebbe voler vedere il vostro film?
Se non sapete ripondere, forse non siete ancora pronti per partire.
Commenti