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Come ho girato il mio film: storia di McBetter

Continuiamo con la serie di interviste ad autori/produttori nobudget che possano essere di aiuto a chiunque voglia intraprendere un percorso simile. Parliamo di McBetter, opera prima di Mattia De Pascali, e del suo processo produttivo.
  1. Ci puoi presentare il tuo progetto? Breve trama, cast tecnico/artistico, giorni di produzione, budget complessivo (compreso gratuità o tempo lavorativo non retribuito)

Cominciamo dal titolo: il film si chiama McBetter. Il grosso delle storia è ambientato nei confini di una villa, dove i protagonisti si ritrovano prigionieri. A isolarli dal resto del mondo è una misteriosa belva che si aggira all’esterno delle mura. Per il cast tecnico e artistico ho escluso a priori nomi con eccessiva esperienza e notorietà, per evitare di scontrarmi sul set con primedonne. Essendo per me il lungo d’esordio, avevo bisogno di collaboratori che conoscessero il proprio mestiere ma senza volermi insegnare il mio. Abbiamo girato quasi tutto in una decina di giorni, mentre dell’altro materiale è stato recuperato successivamente, con una troupe sempre più ristretta. Il budget complessivo ruota intorno ai diecimila euro. Quasi tutti i componenti, tra cast e troupe, sono stati pagati. I loro compensi probabilmente non raggiungevano il minimo sindacale e sono da considerarsi dei rimborsi spesa. Era comunque il massimo che mi potevo permettere e ho preferito darlo, perché sapevo che da loro avrei preteso ugualmente il massimo. Chi non ha percepito proprio nulla sono poche persone a me molto vicine. In un caso particolare c’è stato addirittura un investimento di tasca propria per sostenere alcune spese, che adesso non saprei quantificare. Se dovessimo usare un listino prezzi ufficiale per conteggiare il mio lavoro e quello di tutte le persone coinvolte nella realizzazione del progetto, arriveremmo a una cifra di gran lunga superiore a quei diecimila euro effettivamente versati. Ma preferisco non azzardare una stima.

  1. Cosa ti ha spinto ad intraprendere la realizzazione del film?

 Da quando avevo tredici anni, ho sempre saputo di volere fare il regista. Il tempo trascorso tra l’adolescenza e la realizzazione di McBetter l’ho passato a studiare, dirigere corti, fare gavetta e cercare produttori per un lungo. Raggiunti e superati i trent’anni mi sono, però, reso conto che dovevo darmi una mossa. Stare dietro a possibili produttori o bandi per finanziamenti pubblici mi aveva già portato via troppo tempo. Perciò ho contato quanti soldi ero riuscito a mettere da parte con i lavori più disparati (dal cameriere al videomaker per matrimoni) e ho deciso di finanziare da me il mio primo lungo.

  1. Quanto tempo fa hai cominciato a ideare il progetto e dopo quanto hai cominciato la produzione?

 Per anni ho mandato in giro un’altra sceneggiatura, La Badante, cercando finanziamenti. Quando ho capito che il primo lungo lo avrei dovuto produrre da me, ho preferito scrivere una nuova storia dai toni meno seriosi. Il timore era che i limiti produttivi potessero pesare in maniera devastante su un horror drammatico e ho preferito optare per qualcosa di più goliardico, dove io per primo mi potessi divertire. La fase di scrittura non è mai stata un problema, per me. Ultimata quella, nell’ottobre del 2016, ho coinvolto le prime persone e a dicembre abbiamo annunciato i casting, che si sarebbero tenuti venerdì 13 gennaio 2017.

  1. In quanto tempo, dall’ideazione, hai completato il progetto? Avevi una deadline di qualche genere?

 Individuati gli attori a gennaio, sono seguiti tre mesi di lavoro tra prove attoriali, stesura del piano di lavoro e confronto con i vari reparti. Dal 6 al 15 aprile 2017 abbiamo girato la maggior parte delle scene e, pochi giorni dopo, consegnato il materiale al montatore. Mi era stata promessa una postproduzione di due mesi ma sapevo che non era fattibile in un periodo così breve, perciò ho portato pazienza davanti ai ritardi. Ma, quando i tempi hanno cominciato ad allungarsi troppo, ho dovuto dare un ultimatum annunciando la premiere del film per il 22 febbraio 2018.

  1. In che modo hai cercato/trovato risorse economiche e collaboratori per produrre il tuo lavoro?

 Ho scritto a tutte le case di produzione di cui trovavo un recapito. Là dove potevo, passavo di persona o, se nasceva l’occasione, creavo dei contatti diretti con possibili finanziatori. Nonostante i vari sforzi non ho ottenuto nulla di concreto, per anni. In passato avevo anche dedicato molto lavoro alla stesura di progetti per bandi pubblici e alla ricerca di sponsor per cortometraggi, ma il tempo speso non mi aveva restituito niente. Così per McBetter non ci ho provato nemmeno. Sono andato dritto per la mia strada con quello che avevo in tasca.

  1. Quali sono i problemi progettuali che, secondo te, ti hanno impedito di trovare le risorse di cui avevi bisogno?

 Non sono nessuno. Non conosco nessuno. Fatte tali premesse, forse l’unica strada che restava da percorrere per trovare in Italia dei finanziamenti, sarebbe stata quella di rinunciare al cinema come mezzo di espressione e approcciarmi a esso come teatrino di ipocrisia. Realizzare storie falsamente sensibili sui temi caldi del momento, sfruttare il dolore altrui per promuovere un’estetica vuota, atteggiarmi a vate e rinunciare a un mio reale punto di vista. Apparire è la sola credenziale richiesta.

  1. Come hai creato la tua troupe? Se non erano amici, in che modo hai trovato e coinvolto gli estranei? Come li hai convinti sulla bontà del tuo progetto?

 Come detto, per il cast abbiamo fatto dei provini. Per la troupe sono invece partito dalle mie conoscenze, per cercare nuovi collaboratori. I primi aspetti che ho puntualmente messo in chiaro erano il compenso e i giorni di lavoro. Non credo serva altro per accordarsi con qualcuno.

  1. Qual è l’errore n.1 che pensi di aver commesso durante l’intero processo produttivo e che oggi non ricommetteresti più?

 Ho sottovalutato alcune figure professionali, pensando che se il lavoro era semplice poteva farlo anche chi non aveva esperienza. Bastava spiegargli prima di cosa si trattava. Invece ho imparato, a mie spese, che nessun mestiere può essere appreso dall’oggi al domani e che se si inseriscono degli amatori in un progetto che ambisce a essere professionale, poi se ne pagano le conseguenze.

  1. Qual è il pubblico del tuo film? Come lo hai cercato? Come lo stai coinvolgendo o lo hai coinvolto?

Sapendo di essere non solo l’autore ma anche il venditore del mio film, ho cominciato a lavorare sulla pubblicità fin da subito. Attraverso articoli sulla stampa locale, una partnership con una rivista online e soprattutto tramite Facebook. Prima che McBetter fosse ultimato, la pagina del film aveva già superato i 1500 mi piace. Se per un titolo Warner questa cifra non è nulla, per un indipendente italiano è decisamente superiore alla media. Ciò, per me, voleva dire che ero riuscito a creare un interesse attorno al progetto. L’ulteriore prova è stato il pienone la sera della prima, nonostante alcuni fattori sfavorevoli. A chi mi diceva che non avrei dovuto fare pagare il biglietto, con la solita scusa del farmi conoscere, oggi posso rispondere che i 250 posti sono andati esauriti con una settimana d’anticipo e ciò ci ha permesso di inserire un secondo spettacolo nella medesima sera.

  1. Quali sono le aspettative distributive che ti sei posto? Come hai programmato di ottenerle?

Inizialmente mi ero promesso di darmi un anno di tempo per iscrivere McBetter ai festival e, dopodiché, procedere all’autodistribuzione in Italia. Mentre all’estero avrei cercato degli acquirenti. Ma, appena il film è apparso in programma a L’Aquila Horror Film Festival, sono stato contattato dalla Home Movies, nella persona di Giacomo, per una proposta di distribuzione.

  1. (Se le tue aspettative non sono state mantenute) Quale credi siano stati i problemi progettuali/economici/marketing che ti hanno impedito di raggiungere i tuoi obiettivi?

A questa domanda potrò rispondere solo tra qualche anno. Ora è troppo presto per sapere se raggiungerò il primo obiettivo, recuperare i miei soldi; poi il secondo, guadagnare; e soprattutto il terzo, potere ancora dirigere un film.

  1. Hai negoziato con Sales Agents o Distributori? Se sì, puoi raccontarci il tuo approccio e la tua esperienza diretta?

 Quando ho cominciato a lavorare su McBetter, la Home Movies non distribuiva ancora gli indipendenti italiani e, da quel che mi raccontava chi c’era già passato, la situazione sul mercato era complicata. Nella maggior parte dei casi, le etichette chiedevano ai registi di pagare per la stampa in DVD. Se dovevo investire ancora i miei soldi, per l’uscita in home video, piuttosto che dare il mio contributo economico a terzi in cambio di una percentuale, da cui non avrei mai visto nulla, preferivo pagare in toto le spese ma allo stesso tempo prendere il 100% dell’incasso. Giacomo, invece, mi ha fatto un discorso più onesto, facendosi onere dei costi della distribuzione e garantendomi una percentuale che ho valutato buona. Per essere sincero, osservavo come si muoveva la Home Movies già da un po’: le loro edizioni, in DVD e Blu-ray, mi apparivano molto curate e i registi entusiasti dei rapporti col distributore. Far parte del loro catalogo, certamente diminuisce il mio guadagno effettivo sulla singola copia venduta ma mi permette di non sobbarcarmi altro lavoro e le relative spese. Vedremo in autunno come andranno le vendite ma sono sicuro che l’avere scelto la Home Movies, piuttosto che il fai da te, le incrementerà.

  1. Nell’approccio con un Sales o un Distributore, qual è un consiglio valido che daresti a un autore/produttore alla prima esperienza?

Premesso che io sono alla prima esperienza e che McBetter è ancora inedito sul mercato, non posso esprimermi più di tanto. Bisogna tenere bene a mente come e dove recuperare i soldi. Ad esempio, la distribuzione home video in Italia può garantirmi solo un recupero parziale delle spese produttive sostenute. Perché McBetter non sia un’esperienza negativa, economicamente parlando, dovrò cercare di vendere il film anche altrove. Ed è il motivo per cui nel mio contratto con la Home Movies ho ristretto il territorio di cessione dei diritti al solo mercato nazionale.

14. Puoi nominare cinque consigli “molto pratici”, e per te fondamentali, da dare a chi sta per produrre un piccolo film?

  1. Se lo devi fare, fallo bene.
  2. Programma tutto. Non lasciare niente al caso. Lavorare senza una tabella di marcia è un suicidio.
  3. Paga tutti. Non importa quanto. Quello che ti puoi permettere. Perché l’atteggiamento dei tuoi collaboratori non deve essere di chi ti fa un favore ma di chi è retribuito per offrirti un servizio.
  4. Il lavoro e l’amicizia sono due aspetti distinti. È un concetto difficilissimo da comprendere per molti. Quindi nella scelta dei tuoi collaboratori cerca di escludere gli amici quanto più possibile.
  5. Non puoi vendere il film a tutti nello stesso modo. C’è una versione corretta per ognuno. E la tua, personale, non ha nessunissima importanza.

MDP

Mattia De Pascali è un regista e sceneggiatore pugliese, attivo nel panorama underground italiano. Ha un passato da critico per la rivista online PointBlank e numerosi corti alle spalle. McBetter è il suo film d'esordio. Ha inoltre collaborato con altri registi in fase di sceneggiatura.

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