- Ci puoi presentare il tuo progetto? Breve trama, cast tecnico/artistico, giorni di produzione, budget complessivo (compreso gratuità o tempo lavorativo non retribuito)
Il film s’intitola “L’Estraneo” (The Outsider), è un film che racconta quel senso di precarietà esistenziale che vivono molti ragazzi con uno spirito “artistico” dai 25 finanche ai 40 e oltre.
Cristian è un trentenne che ha deciso di mollare il lavoro per cercare la propria strada ma ora si trova in un periodo nel quale non sa bene che percorso scegliere né che cosa aspettarsi dal futuro. Fermo in questa situazione di precarietà Cristian vive alla giornata e frequenta alcuni amici nel solito bar con cui beve e filosofeggia fino a tardi. Oltre alle sue regolare inquietudini, il suo sonno viene alcune notti interrotto da una visita estranea ed oscura che sembra desiderare qualcosa da lui.
Nel mezzo di questa situazione sospesa Cristian si innamora di Greta, una ragazza dall’accento spagnolo, poco più giovane di lui e con una luce e un entusiasmo molto diversi dai suoi. Vive una relazione, ma come spesso si dice “l’amore non basta”, e presto tutta la sua vita e le persone che ne fanno parte verranno, proprio da Cristian, messe in discussione per poter trovare la serenità.
- Cosa ti ha spinto ad intraprendere la realizzazione del film?
L’idea di realizzare un film era un progetto che tenevo da parte da tutta la vita. Ho cominciato realizzando dei documentari e scrivendo alcuni potenziali soggetti che avrei voluto realizzare. Parlandone con dei colleghi l’entusiasmo comune ha fatto sì che ci convincessimo a provarci. Una volta proposto il nuovo soggetto e riscontrando il loro interesse mi sono deciso ad avviare tutto il processo produttivo a partire dallo script.
- Quanto tempo fa hai cominciato a ideare il progetto e dopo quanto hai cominciato la produzione?
Dal momento in cui è stato scritto il soggetto nel 2015, la realizzazione ha fatto il suo corso senza interruzioni. Da ché ho cominciato a scrivere la sceneggiatura all’inizio delle riprese è trascorso meno di un anno. La fase più lunga però è stata la chiusura definitiva della post-produzione.
- In quanto tempo, dall’ideazione, hai completato il progetto? Avevi una deadline di qualche genere?
Dalla scrittura del soggetto, non più lunga di un paragrafo di dieci righe, alla completa realizzazione del film è trascorso in tutto un anno e mezzo. Da quel punto però il prodotto finale ha subito diversi piccoli interventi per un altro anno e mezzo, causati più che altro dalla nostra inesperienza.
- In che modo hai cercato/trovato risorse economiche e collaboratori per produrre il tuo lavoro?
Io e il mio amico e collega abbiamo investito i soldi che potevamo nel progetto dividendo le spese. Un grande aiuto è consistito però nella sponsorizzazione di amici, colleghi e service per il materiale tecnico e i costumi.
- Quali sono i problemi progettuali che, secondo te, ti hanno impedito di trovare le risorse di cui avevi bisogno?
Gli unici limiti che abbiamo avuto sono stati naturalmente quelli economici che ci hanno impedito di avere l’attrezzatura tecnica per la direzione della fotografia. Abbiamo avuto in prestito del materiale, che ovviamente non era abbastanza, e con un po’ d’ingegno abbiamo fatto sì che quel poco che avevamo fosse sufficiente per un risultato dignitoso. C’è da dire che l’esperienza che avevamo già avuto sul campo ci ha permesso di aggirare i nostri limiti.
- Come hai creato la tua troupe? Se non erano amici, in che modo hai trovato e coinvolto gli estranei? Come li hai convinti sulla bontà del tuo progetto?
Come hai accennato abbiamo coinvolto degli amici, soprattutto nello staff tecnico. Chi non conoscevamo prima è stato consigliato e ha lavorato con noi per due motivi: la voglia di fare esperienza e il nostro background artistico, che ha creato la fiducia necessaria perché si sapesse che ci saremmo comunque portati a casa un buon lavoro.
Lo staff artistico invece è stato fatto con cura, tramite casting tradizionali e ricerca personale.
8. Qual è stato l’errore n.1 che pensi di aver commesso durante l’intero processo produttivo e che oggi non ricommetteresti più?
Non c’è alcun errore che non potevamo commettere, sbagliare fa parte del lavoro e della propria crescita personale. Abbiamo fatto il meglio che potevamo e se ci sono errori in quello che è il risultato finale (e sicuramente ce ne sono) erano necessari e inevitabili, anche data la natura autogestita della produzione. L’importante è non essere superficiali e insistere per portarsi a casa ciò che si desidera.
9. Qual è il pubblico del tuo film? Come lo hai cercato? Come lo stai coinvolgendo o lo hai coinvolto?
Probabilmente il pubblico del film si aggira tra i 20 e 40 anni circa. Ovvero un pubblico adulto che possa immedesimarsi nella storia e nei protagonisti. È anche però vero che un pubblico non è composto da un “target” ma da una sensibilità. Finché non metti il film alla prova in una proiezione non puoi avere un’idea chiara di chi possa essere il vero ricevente ideale. A meno che il film non abbia propositi più commerciali che autoriali, a quel punto sai dall’inizio a chi stai mirando.
- Quali sono le aspettative distributive che ti sei posto? Come hai programmato di ottenerle?
Quando si parla di un’opera prima autoriale e autoprodotta le aspettative sono spesso ingenuamente alte e i risultati concretamente ridotti. Abbiamo scommesso sui festival e non abbiamo avuto successo. Per la distribuzione abbiamo coinvolto una persona che, come libero professionista già navigato e con i propri contatti, facesse da portavoce del nostro lavoro. Abbiamo avuto successo e ora un distributore polacco molto interessante ha acquistato il film.
In Italia invece me ne occupo personalmente con un’etichetta che ho creato che si chiama Carboluce e che si occupa prevalentemente di film auto-prodotti e underground.
È anche importante capire che l’opera prima, se non è gestita da una vera produzione, difficilmente avrà una forte potenzialità commerciale. È un test per sé stessi che vive spesso tra appassionati di genere e passaparola.
11. (Se le tue aspettative non sono state mantenute) Quale credi siano stati i problemi progettuali/economici/marketing che ti hanno impedito di raggiungere i tuoi obiettivi?
Le aspettative devono essere ridimensionate al tipo di possibilità. Ci sono uffici specializzati che fanno sì che il film arrivi ai festival e ai distributori e uffici stampa che lo promuovono. Con un po’ di ricerca si trovano agenzie e professionisti che possono venire incontro anche ai neofiti senza un grande budget. Conviene mettere da parte qualche soldo e investirlo lì. In ogni caso serve utilizzare i social per promuoverlo e scrivere alle sale perché il film venga proiettato e quindi conosciuto. I festival non sono e non devono essere l’obiettivo finale.
- Nell’approccio con un Sales o un Distributore, qual è un consiglio valido che daresti a un autore/produttore alla prima esperienza?
Sii umile. Ogni attenzione al tuo film è oro. Ma prima di proporre a un distributore il tuo lavoro informati e capisci se è adatto a te. Ogni distributore possiede una linea editoriale.
14. Puoi nominare cinque consigli “molto pratici”, e per te fondamentali, da dare a chi sta per produrre un piccolo film?
- Non scimmiottare produzioni con le quali non si puó competere.
- Fare ciò che ti piace e non ciò che piace agli altri.
- Sacrificarsi e non essere timidi per portare a casa ciò che realmente si desidera.
- Essere autocritici e mettersi nei panni dello spettatore.
- Avere pazienza e non aspettarsi risultati immediati. Se fai un film lo fai per il piacere di vederlo realizzato e non per essere elogiato.
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