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Come ho girato il mio film: storia di “Lazzaro”

Continuiamo con la serie di interviste ad autori/produttori nobudget che speriamo possano essere di aiuto a chiunque voglia intraprendere un percorso simile. Parliamo di Lazzaro, opera prima di Paolo Pisoni, e del suo processo produttivo.
  1. Ci puoi presentare il tuo progetto? Breve trama, cast tecnico/artistico, giorni di produzione, budget complessivo (compreso gratuità o tempo lavorativo non retribuito)

Lazzaro è un film noir che racconta una storia di redenzione. Il protagonista passa le notti a pulire e disinfestare fondi di fabbriche e scantinati. E spesso si trova a dovere far sparire cadaveri legati ad una criminalità insospettabile. Il tema della pulizia, della purificazione unisce tutti gli aspetti della trama a volte anche con rimandi religiosi. Ma questo dovrebbe già essere suggerito dal titolo stesso.
 La parte di Lazzaro è affidata a Tommaso Benvenuti, attore marchigiano, attorno al quale gravitano il personaggio di Don Angelo, interpretato da Angelo Calvisi, e soprattutto quello di una donna apparentemente fragile che ad un certo punto si rivela come motore principale della storia. Ed in questo ruolo Elisa Zanotto si è calata intensamente.
 Le riprese del film, durate poco più di tre settimane sono state rese possibili grazie allo sforzo di una piccola troupe che ha sposato l’intenzione artistica del film e si è resa disponibile quasi esclusivamente per la gloria. Per la gloria ed il coraggio. Perché in un certo senso un esordio come Lazzaro ha dietro un pensiero tematico e stilistico controcorrente. Anche solo per l’azzardo di realizzarlo con un budget di cashflow di circa tremila euro (ben più alto considerando tempo e gratuità dedicati).

  1. Cosa ti ha spinto ad intraprendere la realizzazione del film?

Intanto la passione e l’amore per il cinema. Fare un film significa sublimare questi sentimenti. Poi senza dubbio c’è la dimensione sognante, legata alla mia infanzia, dove i film alimentavano e si fondevano con la mia fantasia.
 Come moltissimi “malati” di cinema che trasformano il loro amore in qualcosa di simile all’ossessione, ho dapprima realizzato corti e documentari e naturalmente riempito pagine e pagine con sceneggiature e idee che non si sono quasi mai concretizzate.
 Infine, la prima idea embrionale di Lazzaro è arrivata prepotente,
 e ha letteralmente spazzato via tutte le mie ritrosie e paure legate al dover affrontare il titanico lavoro della realizzazione di un film.

  1. Quanto tempo fa hai cominciato a ideare il progetto e dopo quanto hai cominciato la produzione?

Nel febbraio 2015 ho iniziato a scrivere il soggetto e l’ho proposto ad Angelo Calvisi, amico nonché prolifico scrittore, che ha avuto il sublime gusto di renderlo più rarefatto.
 Ad inizio estate la sceneggiatura era pronta. E a settembre sono iniziate le riprese.

  1. In quanto tempo, dall’ideazione, hai completato il progetto? Avevi una deadline di qualche genere?

Non avevo nessuna scadenza. Tale libertà può essere favorevole perché permette una maggiore cura e la possibilità di ponderare bene ogni scelta.
 Di contro, se tutto è affidato alle sole mani ed alla sola volontà di un individuo sonnolento quale io sono, il rischio è di non arrivare mai ad una fine. 
 Nonostante qeusto, Lazzaro era praticamente pronto nell’estate 2017. Poi è successo che un colpo epico della sorte ha fatto si che perdessi tutto il montaggio. Quindi ho dovuto iniziare da capo, questa volta con maggiore lena, e ho terminato tutto il montaggio e la post ad inizio 2018.

  1. In che modo hai cercato/trovato risorse economiche e collaboratori per produrre il tuo lavoro?

Ho semplicemente alzato il telefono e chiamato alle armi un paio di amici, qualche tecnico conosciuto nel corso degli anni, ed alcuni attori con cui avevo già fatto delle cose.
 Sulla carta avevo un buon film, e questa è stata sicuramente la forza trainante. Ho davvero racimolato i pochi spiccioli necessari per soddisfare i bisogni primari di una troupe e l’avventura è iniziata.
 Non ho la presunzione di dire che questo sia l’unico modo giusto e possibile per realizzare un film. Anzi, sicuramente la ricerca di fondi consistenti fa parte dell’iter quasi imprescindibile del mondo cinematografico. Tutto si riduce ad un discorso di volontà.
 C’è chi ha la tenacia e la forza di cercare e recuperare sovvenzioni, e c’è chi ha la testa dura e la determinazione di fare il proprio film nonostante tutto.

  1. Quali sono i problemi progettuali che, secondo te, ti hanno impedito di trovare le risorse di cui avevi bisogno?

Come si evince da ciò che ho detto prima, non era nei mie progetti trovare sovvenzionato importanti. Per me contava trovare le persone giuste che potessero affiancarmi ed aiutarmi con le loro competenze tecniche ed artistiche.

  1. Come hai creato la tua troupe? Se non erano amici, in che modo hai trovato e coinvolto gli estranei? Come li hai convinti sulla bontà del tuo progetto?

Chi ha letto la sceneggiatura, ovvero amici e tecnici, l’ha giudicata positivamente. E questo, in ambito artistico deve essere il primo step. In qualche modo il resto viene da se.
 Credo ci sia un ulteriore fatto. A Genova, dove il film è ambientato e realizzato, si gira un numero esiguo di film rispetto a Roma.
 C’è molto fermento, molta buona intenzione, ma pochissimo risultato. Proprio a livello di numeri e statistiche. 
 A Genova quindi, prendere parte ad un film è davvero un’occasione ancora pura e sentimentale.
 Credo sia lo stesso anche in molte altre città. Dovrebbe essere la principale spinta a coinvolgere e fare.

  1. Qual è l’errore n.1 che pensi di aver commesso durante l’intero processo produttivo e che oggi non ricommetteresti più?

In senso amorevole eravamo veramente come un armata Brancaleone. Abbiamo fatto cinema guerrilla, girando spesso in location interne trovate al volo. Molte volte gli ambienti erano perfetti, altre volte meno. Nonostante la bontà e la disponibilità di chi ci ha accolto senza preavviso, ci siamo spesso trovati con tempi stretti e con poca libertà di azione. Sarebbe bastato organizzare meglio questo aspetto logistico e avremmo sicuramente dato meno fastidio ed ottenuto risultati migliori.
 Questa è una nota di demerito nostra. Nessun appunto da fare a negozianti e inquilini che ci hanno ospitati e che per questo ringrazio di cuore

  1. Qual è il pubblico del tuo film? Come lo hai cercato? Come lo stai coinvolgendo o lo hai coinvolto?

Intanto parlerei di gusto più che di pubblico in generale. 
 Lazzaro è stato proiettato in cineclub, sale d’essai e piccoli cinema.
 Non avrebbe vita all’interno dei circuiti delle multisale perché non è un film di puro intrattenimento. Con tutti i difetti e le ingenuità di un opera prima indipendente punta più sui contenuti.
 Lo spettatore tipo del mio film è quello che sceglie un cinema intimo ed appassionato, e che magari lo promuove con il passaparola.
 Non sono un rivoluzionario della distribuzione e della promozione.

  1. Quali sono le aspettative distributive che ti sei posto? Come hai programmato di ottenerle?

Appena pronto il film è stato proposto ad una sala cinematografica che ha deciso di proiettarlo. Allo stesso tempo l’esercente ha sfruttato alcuni suoi contatti e l’ha promosso ad altri cinema.
 A fronte di una programmazione già concordata ho ritenuto più difficile trovare un distributore che portasse Lazzaro in altre sale.
 Nulla di nuovo in questo senso. Giustamente l’industria deve funzionare in questa maniera. Ogni altra formula non sarebbe vantaggiosa per nessuna delle parti.
 Per l’aspetto distributivo legato alle proiezioni mi sono attivato per procacciarmi da solo i contatti e gestirli autonomamente. Si tratta di un piano deciso in corsa, ma che si allinea comunque all’ideale autarchico con cui è stato prodotto il film.

11. (Se le tue aspettative non sono state mantenute) Quale credi siano stati i problemi progettuali/economici/marketing che ti hanno impedito di raggiongere i tuoi obiettivi?


Non parlerei di mancato raggiungimento degli obiettivi.
 Vero che non ho stretto nessun contratto distributivo, ma sono comunque passato nelle sale.
 Dilungandomi brevemente sull’aspetto della distribuzione, e riallacciandomi al funzionamento dell’industria, credo sia molto raro trovare chi entri nella diffusione all’ultimo momento, semplicemente perché con il movimento di risorse che c’è dietro, ogni aspetto legato al film va preventivamente valutato ed organizzato.

  1. Hai negoziato con Sales Agents o Distributori? Se sì, puoi raccontarci il tuo approccio e la tua esperienza diretta?

Sono stato a Cannes, e al mercato qualcosa si è mosso.
 Ora si tratta di concretizzare e finalizzare quelli che sono stati i positivi riscontri di alcuni distributori esteri.
 Parliamo di mercato televisivo e home entertainment.

  1. Nell’approccio con un Sales o un Distributore, qual è un consiglio valido che daresti a un autore/produttore alla prima esperienza?

Far entrare il prima possibile un distributore. Addirittura già nella fase di scrittura del soggetto. Cosa che non ho fatto, ma che ho capito essere fondamentale. Quindi credo sia un consiglio più che saggio e veritiero.

14. Puoi nominare cinque consigli “molto pratici”, e per te fondamentali, da dare a chi sta per produrre un piccolo film?

  1. Partire da una sceneggiatura ben scritta e con una storia che si ha voglia di raccontare.
  2. Essere sicuri di saperla raccontare bene per immagini. Questo significa conoscere il linguaggio. A prescindere se si realizza in pellicola, in digitale, o con la telecamera analogica.
  3. Curare maniacalmente l’aspetto acustico. L’audio deve essere di qualità ed è quello che dà al film l’impatto più professionale.
  4. Essere organizzato il più possibile ed avere un piano di produzione scientifico che preveda soluzioni alternative infinite.
  5. Infine, quando si fa un film, il film deve essere al primo posto. Deve essere la cosa più importante da fare. (Questa l’ha detta Robert De Niro.
)

Paolo Pisoni

Come assistente segue la lavorazione del film con F. Volo “Uno su due” di E. Cappuccio (2006). 
Come Filmmaker realizza numerosi cortometraggi e documentari presentati in vari festival nazionali. 
Nel 2008 scrive e dirige il cortometraggio “Metro” prodotto da Sky Cinema e Movida Entertainment.

Nel 2014 inventa e realizza “Servito”, fantomatico e bizzarro documentario western.
 Con “Lazzaro” esordisce nel lungometraggio.

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