Scrittura

Scrivere e girare un corto?

Grandi effetti visivi, attori di buon livello, innovativo uso dei media. I corti oggi sono prodotti formalmente notevoli se solo si pensa a quelli di alcuni anni fa. Nonostante tutto però hanno ancora un enorme tallone di Achille.

La sceneggiatura. O, per meglio dire, la sua completa assenza.

Ci sono casi in cui l’autore decide che un cortometraggio non può raccontare una storia, ma solo un’atmosfera. E allora soffriamo per inquadrature lunghe e tediose, illuminate da una luce tagliente mentre il fumo della sigaretta volteggia nell’aria della stanza del protagonista che si è appena alzato dal letto. Perché volete farci soffrire?

Il pubblico vuole una storia. Anche se sono solo 30 secondi di una pubblicità, tutti noi cerchiamo uno sviluppo. Se l’inquadratura tagliente è al servizio della storia, allora funzionerà bene. In caso constrario, sarà solo uno sterile esercizio di stile che porterà a poco.

I casi contrari sono invece quei cortometraggi che cercano di condensare 90 minuti di film in un quarto d’ora. Il risultato è che il pubblico rimane confuso e disinteressato, dato che gli eventi si susseguono così rapidamente da non lasciar capire il centro emozionale della storia. I lungometraggi spesso parlano di trasformazioni e grandi cambiamenti che hanno bisogno di spazio per essere digeriti. Non basta un cortometraggio di venti minuti a coprire una mole di informazioni così complessa.

È utile pensare ad un cortometraggio come a un racconto. Può catturare un momento nel tempo o una fase di una trasformazione. Difficilmente può coprire il prima e il dopo se non con qualche dettaglio o battuta di qualche personaggio.

Immaginiamo, per esempio, un film in cui si racconta la storia di un uomo che è completamente assorbito dal lavoro e trascura la sua famiglia fino a quando perde il lavoro e non riesce a trovarne un altro. Inizia a stare a casa e si rende conto che i figli non gli vogliono bene e sua moglie se la fa con il vicino. Ovviemante all’inizio si arrabbia con loro per poi arrivare a capire che molto dipende da come si è sempre comportato nella vita. Allora comincia a mettersi in discussione e ad attivare cambiamenti per farsi accettare e costruire un nuovo rapporto con la famiglia. Alla fine, gli viene offerto il lavoro della vita, quello che ha sempre voluto, ma lui lo rifiuta perché accettarlo vorrebbe dire tornare ai soliti problemi.

Se fosse un film americano, lui inizialmente accetterebbe il lavoro, andrebbe in ufficio, posizionerebbe le foto della famiglia, ma poi si renderebbe conto di aver commesso un grave errore. Andrebbe dal suo capo, si licenzierebbe di fronte a tutti e correrebbe a vedere la recita della figlia, arrivando giusto in tempo. Applausi finali di tutto il pubblico quando lui dichiara alla moglio di amarla e di voler stare con lei per sempre.

Se fosse un film europeo, lui inizialmente accetterebbe il lavoro pensando di poter gestire tutta la situazione. Tornando a casa, scoprirebbe che la moglie e i figli se ne sono andati per sempre ed è ormai troppo tardi per ricostruire la loro relazione.

È ovvio che in un cortometraggio bisognerebbe raccontare solo una parte del racconto. Certamente però bisognerebbe anche introdurre velatamente tutti i sottotesti inerenti il centro della storia. Per esempio:

  • Potreste iniziare con lo stile di vita workaholic, poi mostrare il licenziamento ed infine l’orribile presa di coscienza che la sua famiglia lo odia.
  • Potreste cominciare dal quando comincia a voler cambiare stile di vita (assumiamo il suo passato proprio da questo sforzo), ma poi arriva l’incredibile offerta di lavoro. Potreste lasciar intuire cosa farà ma senza realmente mostrare le conseguenze.
  • Oppure potreste partire dalla fine. Il suo rientro nella casa vuota e un insieme di flashback per ricostruire tutto l’accaduto.

Un buon cortometraggio mette il pubblico nella condizione di dover usare un minimo di cervello per costruire la storie e lo lascia con uno spunto di cui parlare in seguito.

Se siete scrittori, invece di provare a fare di un corto ciò che non è (un film), cercate di abbracciare le sue caratteristiche e di sfruttarle a pieno.

Un buon corto dovrebbe portare il pubblico a:

  • Prestare attenzione fin dall’inizio.
  • Mantenere l’interesse nello sviluppo fino alla fine.
  • Porre domande sul progetto.
  • Porre domande a se stesso sull’argomento del corto.
  • Sentirsi cambiato riguardo alla sua prospettiva sull’argomento.

Ultima cosa importante: il primo atto della vostra storia dovrebbe cominciare e finire nelle prime due pagine della sceneggiatura, uno o due minuti, possibilmente senza dialoghi. È la rapida comprensione dell’essenza del dramma che guida il pubblico a voler andare avanti con la visione.