Lo so che sembra un po’ stupido. Eppure funziona.
Sono cresciuto in una piccola cittadina toscana dove nessuno che conosco, e dico nessuno, lavorava nel mondo del cinema. Quindi, come primo problema avevo quello di trovare persone che capissero il senso di investire nel cinema. In effetti, la maggioranza dei concittadini lavora nel commercio, nel turismo o in fabbrica. E quel che peggio, non sono mai stato ricco o circondato da ricchi.
Tutta la mia famiglia ha sempre pensato (e forse pensa ancora) che sia pazzo. Sono sempre stati convinti che prima o poi sarei cresciuto, che avrei trovato un lavoro da dipendente, mi sarei sposato e via così. Così non è stato.
Certo ho passato molte tappe nella vita: ho lavorato in pubblicità a Milano, ho lavorato in televisione a Roma, ho lavorato molti anni all’estero. Ma quello che volevo veramente fare era produrre almeno un film. Con il tempo ho capito (come se ce ne fosse bisogno) che per poterlo fare dovevo trovare persone che investissero. Ho anche capito che le persone con tante risorse (quelle più intelligenti) sono quelle che sono partite dal nulla e che spesso sono diventate ricche grazie a società solide, cresciute solo con il tempo e tanta fatica. Ho poi capito che queste persone sono bombardate di appuntamenti tutti i giorni e che quindi, per poter avere il loro interesse, avrei dovuto trattare i miei progetti come un qualsiasi altro affare.
Questo mi portò a una strategia. Quella di…
Studiare le insegne pubblicitarie della mia città
Se volete trovare persone che investano nel vostro progetto, cercate persone che investono. Punto.
Nella mia città ci sono tante industrie di marmo. Così, un giorno mi sono ritrovato a chiamare l’azienda più grossa e chiedere un appuntamento con il titolare. Con mia grande sorpresa, l’azienda mi richiamò confermandomi l’appuntamento per il giorno dopo. Durante la conversazione, il titolare mi raccontò la storia della sua azienda, di come il nonno la mise in piedi, di come lui l’ha fatta crescere fino ad arrivare a un fatturato di 180 milioni di euro (era il 2003). Alla fine non risultò interessato al progetto che avevo in mente, ma mi propose un lavoro di pubblicità molto ben pagato che mi permise, da lì ad un anno, di poter produrre un cortometraggio che fu premiato da Scola, Aspesi e Age e proiettato in giro per l’Italia.
Capire la lingua degli affari
Prima di alzare la cornetta c’è qualcosa che bisogna assolutamente imparare a fare. Se siete come la maggior parte dei filmmakers, saprete tutto di camere, lenti, audio e luci; magari anche qualcosa di scrittura e forse forse di come dirigere attori. Ma di come trovare soldi…beh scommetto non ne sapete niente, vero?
Bene. E’ fondamentale iniziare a comprendere termini come Cashflow, Capital Gain e ROI. Questo perché le persone che investono nei film (frequentemente) vengono dall’industria. Saper parlare la lingua dell’industria è importante per risultare credibili e comunicativi con i potenziali partner economici.
Ricordatevi sempre che gli obiettivi finali del filmmaker più squattrinato come del più ricco business man sono gli stessi: produrre, distribuire e vendere prodotti. Il problema, nel caso del cinema, è che la maggior parte dei filmmaker si concentrano solo sulla produzione e si disiteressano della parte più importante: distribuzione e vendita.
Non cominciate ad approcciare persone che vogliono investire prima di essere pronti a rispondere a domande difficili. A parte creare un bellissimo film, come lo promuoverete? Come lo farete conoscere? Come lo distribuirete? Come lo venderete?
E soprattutto: perché qualcuno dovrebbe prendervi seriamente?
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